E aggiungo non sfiorate le pareti, non salite sulle scale, non sostate sotto i soffitti e, se vi riuscisse, non camminate sul pavimento.
Un ultimo consiglio che potrebbe evitarvi una nuotata non proprio salutare tra le macerie, portate molto rispetto a sua maestà la crepa ed alle centinaia di sudditi, potrebbero innervosirsi.
Detto questo Villa Gemma è un luogo magnifico ma assolutamente da evitare, il dubbio non è se ma quando crollerà.
Costruita forse nel 1500, ma non vi sono dati certi, venne abbandonata, con la morte dell'ultimo abitante, negli anni '70 del secolo scorso e da allora questo monumento architettonico e naturalistico, magnifico il parco che la circonda e spettacolare il lungo viale di platani che conduce al suo ingresso, è stato lasciato andare alla deriva e giace ormai in
completa solitudine interrotta brevemente da qualche viandante dell'abbandono che decide di sfidare i calcoli strutturali e si addentra nei suoi spazi.
Nonostante tutto il fascino di Villa Gemma resta immutato, i suoi soffitti affrescati solcati da profonde ed inquietanti linee di rottura, raccontano un glorioso passato ed un tristissimo presente, brandelli di tela sfilacciati restano abbarbicati alle pareti in un ultimo sforzo di sopravvivenza.
Ho attraversato la villa tenendomi il più possibile lontano dagli ambienti che ormai si guardano a vista grazie al fatto che i reciproci soffitti-pavimenti giacciono frantumati al suolo del piano terra ed un pò mi dispiace non aver scattato loro delle fotografie ma, anche se non più vero al giorno d'oggi, mi sono attenuto all'antico "conoscere è ricordare" di Platonica memoria.
Il discorso sarebbe troppo lungo e complicato, uscendo saluto la Regina delle crepe e non chiudo la porta, non si sa mai.