Villa Amazzonia

Un folto bosco dove con parsimonia si incunea la luce, un percorso da inventare tra arbusti, cespugli, rami e tronchi caduti ed alla fine una onirica ed ombrosa sala del primo piano con uccelli esotici magistralmente dipinti sulle pareti ai quali fanno compagnia altri volatili impagliati, questa non è una stanza è una piccola radura nel mezzo della foresta, villa Amazzonia non poteva che essere il suo nome.

Ho cercato invano notizie di questo affascinante luogo, una targa sopra una delle sue facciate ricorda che nel 1809 qua fece sosta il Pontefice Pio VII esiliato da Napoleone per la sua ferma, memorabile e coraggiosa risposta data all'ufficiale napoleonico che, entrato al Quirinale il 5 luglio 1809, gli intimava di cedere alla Francia i territori dello Stato Pontificio: "Non possiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo".

Chissà come è scorso il tempo nella villa da quella lontanissima sosta papale, dei giocattoli, molti libri, un bellissimo pianoforte a coda provano a raccontare l'esistenze, almeno più recenti, che hanno attraversato le sue stanze, vite delle quali nulla ci è concesso di sapere ed allora come spesso accade percorro questi spazi ascoltando il silenzio, dando voce all'immaginazione.

Mi sarebbe piaciuto soffermarmi più a lungo ma il mio essere non me lo permette, assaporo i luoghi abbandonati d'istinto, "a pelle" e porto via con me solo le prime indimenticabili emozioni.

L'esplorazione è intrigante e suggestiva, fotografare i suoi istanti è puro benessere psico-fisico, ma decido che sia giunto il momento di riprendere il cammino e di non inquinare le sensazioni che hanno riempito il mio spirito.
Saluto Villa Amazzonia e dolcemente accosto la porta, sono certo che ricorderò a lungo ciò che ci siamo detti.