8 luglio 1944 nel giardino di questa villa tre contadini, 40, 37 e 16 anni, catturati nel rifugio antiaereo di Bucine dai tedeschi in ritirata furono costretti a scavare due fosse,
una per due soldati nazisti uccisi il giorno prima ed una per loro stessi, vennero poi allineati contro un muro e mitragliati.
Toccò al custode della villa riempire il giorno dopo la fossa dove i loro corpi erano stati gettati.
Una scritta in greco antico, che nonostante le mie ricerche non sono riuscito a tradurre, è ancora ben visibile sotto un affresco di un piccolo ma elegante ed intimo salone: ΠΘΥΑΣ ΔΩΙ
La proprietà comprendeva oltre alla villa, una fattoria, una cappella e vasti campi di vite, di tutto questo ormai sono rimasti dei quasi ruderi pericolanti che rendono la sua esplorazione
estremamente pericolosa.
L'abbandono questa volta sta cancellando non solo l'essenza del luogo ma anche la memoria storica che lo vide, suo malgrado, inerme ed impotente testimone di un efferato eccidio che spense le vite di coloro che sognavano la libertà.
L'esplorazione, pur se limitata alle poche stanze ancora relativamente agibili, è stata gradevole ma non si può prescindere dal dolore che questo luogo emana.
Mi accingo a riprendere il cammino e provo rabbia e disgusto, ieri come oggi alcuni uomini e regimi cercano di affermare il loro bieco potere personale,
politico e religioso massacrando coloro che vogliono semplicemente vivere nella pace e nel rispetto del prossimo, che tristezza infinita la storia non ci ha insegnato proprio niente.