Come spesso faccio arrivando in prossimità di un luogo abbandonato, a piedi o motorizzato, riduco la velocità ed osservo. Alcuni enormi cani, mi sono sembrati pastori maremmani,
nel giardino adiacente rumoreggiano al nostro passaggio, saranno i nuovi custodi?
Come per magia davanti alla villa l'auto si arresta, eli ed io restiamo ammutoliti.
La struggente bellezza della facciata vale da sola il viaggio,
potremmo anche tornare indietro tanto è l'appagamento che questa visione ci ha regalato.
Edificata nella prima metà del '600 sui resti di un vecchio castello questa dimora signorile di campagna fu la residenza della famiglia Graneri alla quale si deve
anche un ulteriore rifacimento nel 1769 che trasformò entrambe le facciate in sontuosi ingressi principali indistinguibili per importanza uno dall'altro.
Si dice che al suo interno non fosse permesso l'ingresso a nessuno degli abitanti della zona esclusi i custodi e che nei suoi saloni e nel suo parco si siano ritrovati nei secoli
importanti personaggi della politica, dell'alta finanza e dell'aristocrazia.
Molti sono stati i proprietari di questo gioiello fino a che nel 1939 fu venduta al conte Rossi di Montelera ed infine nel 1959 venne ceduta ad una più o meno anonima società svizzera,
spogliata di tutti gli arredi e misteriosamente abbandonata alla deriva.
L'abbaiare è insistente ma il richiamo della Conchiglia irresistibile, rivolgiamo una supplica a San Rocco, protettore dei cani, chiedendogli che faccia piovere dal cielo un bell'osso e dato che è anche
il protettore degli assicuratori che ci faccia avere una bella polizza anti morso, in silenzioso rispetto entriamo nel parco.
Un intrigante cielo autunnale tenuamente nuvoloso si offre come enorme softbox e dona alla luce un atmosfera onirica che dipinge con eleganza il corpo ed i visceri della villa alla quale hanno
strappato tutto ma non potranno mai toglierle la sensualità e la bellezza.
Attraversare i suoi saloni e le sue stanze accarezzando con lo sguardo angoli, pareti e soffitti
rende più facile il complicato e grande segreto della fotografia: la pre-visualizzazione. Mai mi sarei perdonato di non avere una macchina fotografica con me in questo luogo, purtroppo però ero cavalletto privo, e si vede...
Il giro è veloce, il santo non ci ha ascoltato e l'ansia non è amata compagna del fotografo o presunto tale. Riprendiamo il cammino, non abbiamo esplorato tutto ma siamo comunque felicemente ebbri della Conchiglia,
la strada del ritorno sarà lunga ma le vibrazioni che ci portiamo appresso la renderanno lieve e scorrevole.