Non vi sono muri, cancelli, porte e finestre da oltrepassare, fantomatiche telecamere da evitare, vicini impiccioni da dribblare, pavimenti oscillanti
e soffitti pendenti da temere.
Non vi sono graffitari irrispettosi, ladruncoli più o meno improvvisati, abusivi dimoranti, smuratori di vario genere, persino il re dei vandali
non avrebbe la forza di nuocere se non a se stesso.
Enormi e immobili giacciono in campi circondati da laghetti come giganti incantati che contemplano il mondo.
Ideati e costruiti negli anni 50 per aiutare la nascita di una centrale elettrica nelle vicinanze, alla fine del loro lavoro sono stati abbandonati ,
senza alcuna pietà da chi gli ha procreati, ad un destino fatto di solitudine, ruggine e decadenza.
Loro mi osservano ed io osservo loro aspettando che comincino a muoversi, a parlare e nell'attesa mi viene spontanea una carezza.
Allontanandomi mi volto, i miei occhi si incrociano con i loro per l'ultima volta e sento sussurrare un languido "addio amico", alzo la mano e ricambio il saluto "addio giganti incantati, abbiate cura di voi".