Nota Bene –
La struttura è estremamente pericolosa e ne sconsiglio assolutamente l'esplorazione,
per cercare di capirne l'essenza basta osservarla dalla strada.
La Luna piena e alta nel cielo si immerge nella cava scolpita dalle mani dei cavatori e dona luce al maestoso ed imponente scheletro del cementificio incastonato sulla collina,
non è difficile immaginare che in questo luogo regnassero fatica e pericolo.
Nel corso degli anni altre mani vi hanno impresso degli stupendi graffiti che anch'essi come la luna gli donano colore e calore.
Allontanandomi alzo ancora lo sguardo e mi vengono in mente alcuni versi della poesia I Cavatori del poeta-cavatore Lorenzo Tarabella (1927-1972).
"... / Si spezzano le mani ai cavatori, / il sangue sprizza vivo; / la tosse è secca nella gola stanca, /
il salario più magro, / e, in agguato, la morte; / ma una disperata volontà forgiata di miseria, /
sorregge gli uomini. / ..."