Entro in questa casa non sapendo niente della sua storia.
Il saccheggio, lo scempio e lo spregio sono evidenti, qua degli stolti hanno camminato mostrando tutta l'inutilità della loro esistenza.
Mi aggiro con difficoltà nel suo interno, tra cedimenti strutturali e devastazione è veramente arduo riuscire a penetrare l'essenza del luogo così come trovare un angolo, un piccolo spazio dove pensare le fotografie.
Alcuni oggetti mi creano delle visioni che ben conosco, in queste stanze si cuciva, si leggeva, si pregava.
Anche io sono cresciuto tra macchine da cucire, aghi e spille, filze e rocchetti, asole e bottoni, forbici, stoffe e libri, molti libri.
Mi soffermo a lungo avvolto dai ricordi e rivedo mia madre e le sue interminabili giornate tagliando modelli, cucendo vestiti,
aiutandomi nei compiti per poi adagiarsi nella notte sulla poltrona aprendo dei libri che presto le scivolavano in grembo e restavano silenziosi a guardarla.
Non trovo niente per capire e nessuno a cui chiedere.
Riprendo il cammino portandomi dietro quel senso di benessere che le cose ritrovate nel tempo riescono a dare,
la casa della sarta che leggeva io l'ho vissuta e mi accompagnerà fino al tramonto.