Non solo acqua ma anche aranciata, chinotto, limone e cola nelle tipiche bottigliette a forma di
arancia fecero dei prodotti Roveta, negli anni '50 , un marchio famoso ed apprezzato in Italia ed all'estero.
Alla sorgente dotata fin dall'inizio della sua costruzione di moderne strutture con albergo, campi da tennis, campi da calcio,
minigolf e fornita di infrastrutture all'avanguardia come collegamenti stradali e connessioni telefoniche anche interurbane
vi si recava una vasta clientela per periodi di relax e benessere, arrivando ad ospitare anche il ritiro della nazionale di calcio vincitrice dei mondiali nel 1934 e 1938.
Nel 1961 con la scomparsa del proprietario iniziò un lento ma inesorabile declino dovuto a problemi ereditari ed al cambio dei gusti del pubblico,
il prodotto divenne sempre più circoscritto all'ambito locale fino a che nell'agosto del 1975 lo stabilimento chiuse per la pausa estiva senza mai più riaprire e le bottiglie restarono per sempre vuote.
Esplorare ciò che resta dello stabilimento, salire nel pericolosissimo primo piano ed aggirarsi nel suo labirinto tra i resti dei corpi esanimi di quelli
che furono moderni macchinari svizzeri per la lavorazione e l'imbottigliamento è come entrare nel tempo ed è facile immaginare la frenetica attività dei lavoratori,
la sorgente riempire le amiche bottiglie e le casse colme di queste pronte a partire per il mondo.
Scendendo le scale, immaginando i gradini, faccio fatica a capire come la struttura così fatiscente riesca ancora a sopportare
il peso di tutti quei macchinari, felice di essere uscito illeso posso assolutamente sconsigliare la sua esplorazione.
È il momento di riprendere il cammino, la salita è riempita dalle emozioni che mi porto addosso ed il caldo la rende abbastanza
faticosa per chi ha cercato dell'acqua ma ha trovato solo bottiglie vuote.