Per chi come me ha "qualche" km di vita alle spalle non sarà difficile ricordare l'acqua Cintoia il cui successo negli anni '80, grazie anche all'introduzione del pvc,
la fece diventare l'acqua degli ospedali conosciuta anche come l'acqua nei cartoni.
Non conosco bene le ragioni che impedirono a Cintoia di entrare nella grande distribuzione, qualcuno parla di scarsi investimenti nell'innovazione altri di difficoltà logistiche per raggiungerla da parte dei Tir,
fatto sta che negli anni 2007-2008 la produzione venne progressivamente dismessa, gli operai licenziati ed i cancelli non si aprirono più.
Alcuni progetti realizzati poco dopo la sua definitiva chiusura pronosticarono un "grande futuro" fatto di villette di lusso, di beauty farm, di resort, a distanza di anni il risultato è limpido come acqua di sorgente.
Ho esplorato la parte più vecchia dello stabilimento, dismessa anni prima dell'inizio del declino,
nella parte nuova sono ormai rimasti dei capannoni vuoti, pieni di graffiti nei quali il silenzio dell'abbandono è interrotto dall'armonico suono dello sgocciolare dell'acqua.
Il mio anormale interesse verso l'industria abbandonata mi porta a sostare a lungo nel vecchio stabilimento dove tra macchinari arrugginiti, bottiglie ancora colme, mura e tetti cadenti, pavimenti con grossi anfratti nascosti nella penombra,
si può ancora riuscire ad immaginare questo luogo pieno di vita, di lavoro, di futuro per gli operai e le loro famiglie.
Più che la sete è l'appetito che mi ricorda che il tempo sta per scadere, ci rimettiamo in cammino, siamo nel Chiantishire e credo proprio che facilmente troveremo un bel tagliere, del buon pane
ed un bicchiere di ottimo vino rosso.