Tra il 1698 ed il 1702, l'italiano Bartolomeo Cristofori creò quello che lui stesso chiamò "gravecembalo col piano e con il forte", strumento nel quale le corde erano percosse da martelletti azionati da tasti ed il cui suono poteva variare di volume a seconda della forza con cui gli stessi tasti erano colpiti,
in poche parole si poteva suonare piano e forte.
Fino a quel momento lo strumento principale a tastiera era il clavicembalo, le corde non battute ma pizzicate e questo non permetteva di variarne il volume ed in seconda battuta il clavicordo, meccanismo abbastanza simile al pianoforte,
ma che, date le sue ridotte dimensioni, generava note molto deboli e quindi non adatto per le grandi sale dei concerti.
Per tutto il 1800 ed i primi anni del '900 non era difficile trovare nei salotti delle dimore delle persone benestanti un pianoforte, una parte dell'educazione delle giovani donne di queste famiglie prevedeva che imparassero ad usarlo intrattenendo gli ospiti nelle serate mondane che, almeno per loro, scorrevano liete conversando ed ascoltando musica.
Durante le esplorazioni di case e soprattutto di vecchie ville abbandonate spesso si incontrano dei pianoforti a coda o verticali, o almeno quello che ne resta,
immobili e silenziosi in attesa che dita sapienti scivolino sopra i loro tasti e diano un calcio all'oblio che è penetrato nelle loro casse armoniche.
Devo essere sincero, in questi luoghi io non tocco nessun oggetto, ma quando incontro un pianoforte, pur essendo totalmente incapace di suonarlo, delicatamente lo accarezzo e se per caso una nota anche una sola nota si libra nell'aria provo una profonda felicità.
"Il pianoforte reclama l’abbandono: esso non vuole essere suonato, ma è lui che vuole suonare tramite il pianista.
L’esecutore abbandonato al suo strumento diviene egli stesso strumento, in un gesto impersonale e per questo totale,
e la Musica, misteriosamente, inizierà a sgorgare, fresca e leggera."
Tutti coloro che praticano urbex sanno bene che molte locations abbandonate sono obiettivi dei saccheggiatori ma allora perchè vi si trovano ancora dei pianoforti? Credo che la risposta sia veramente semplice: troppo difficili ed ingombranti da trasportare senza dare nell'occhio.
Più difficile mi resta da capire la mente di coloro che penetrano lo spirito dello strumento distruggendolo, esaltando così la pochezza della propria anima, ma sono certo che ne siano totalmente privi.