Come faccio sempre, quando è possibile, prima di entrare in un edificio abbandonato ci giro intorno, tanto per schiarirmi le idee. Le finestre hanno praticamente tutte le persiane accostate
ed anche le varie porte nel giardino non sembrano promettere niente di buono, di una cosa sono certo là dentro regna il buio.
Due vecchie ante non combaciano perfettamente, provo a spingere ma niente ed allora istintivamente provo a tirare, lentamente strusciando per terra la porta comincia ad aprirsi e vengo avvolto da un
abbagliante e profondissima oscurità accompagnata dalla sensazione di non essere solo.
Improvvisamente un fascio di luce riesce ad entrare ed accarezza con grazia pittorica i due abitanti della villa.
Due bambole giacciono silenziose sopra una sedia fissandomi con curiosità, saluto ed entro immergendomi nella sua essenza e nella sua storia, sono sicuro che sarà una bellissima e coinvolgente esplorazione.
La villa delle bambole è molto grande e non fa fatica a mostrare quello che deve essere stato un passato fatto di benessere, agiatezza e felicità.
Non ho notizie precise su chi qua dentro abbia trascorso parte o tutta della propria esistenza, una vecchia borsa da medico di campagna adagiata sul letto,
molte fotografie di famiglia, una bellisssima Fiat 850 Idromatic una delle prime auto semiautomatiche e quindi priva di frizione e numerose immagini religiose bastano per far volare la mia immaginazione.
Attraverso con assoluto rispetto i suoi spazi ed i ricordi che essa contiene, assaporando il profumo di vita che emana da ogni oggetto, da ogni mobile, la villa delle bambole è viva e ci parla ancora di se.
Dei fragorosi tuoni annunciano il temporale imminente, il tempo è volato via ed è giunto il momento di riprendere il cammino. Accosto lentamente la porta godendo fino all'ultimo della luce che accarezza le bambole, il buio tornerà a regnare.