Mai come questa volta ho disperatamente cercato informazioni sulla sua vita, la villa del rabbino, la villa aramaica sono solo alcuni degli appellativi che le sono stati dati, frutto di voci e non di conoscenze certe.
Talmente bella ed affascinante che non riesci a toglierle lo sguardo di dosso e vorresti sapere tutto di lei ma ciò non ti è concesso.
Si dice che sia stata dimora di uno dei figli di un famoso Rabbino della zona, di sicuro vi sono dei libri scritti in aramaico ed in francese,
un poster raffigurante i ritratti dei laureati in ingegneria all'Istituto Tecnico Superiore di Milano nel 1908 e progetti, molti progetti tecnici di costruzioni civili e studi sul cemento armato datati nei primi anni del novecento.
Chiunque abbia qua trascorso una parte o tutta la sua esistenza amava la scienza, la cultura, la musica, la religione e la natura.
Percorro i suo spazi con enorme rispetto, gli affreschi e quel che resta dei suoi arredi mostrano si che era la casa di una famiglia benestante ma che faceva dell'eleganza e della sobrietà uno stile di vita,
che immagino trascorresse lieve circondata dal silenzio della pianura circostante e dei campi lavorati.
Se non fosse così distante da me verrei a trovarla spesso e sedendomi leggerei con calma e passione tutti i libri ed i manoscritti che ancora contiene,
e non sarebbe nemmeno troppo difficile immaginare il pianoforte emettere le note della sua storia immersa nel tempo.
Questa volta mi sono trattenuto più a lungo di quanto normalmente faccio nei luoghi abbandonati ed ho attraversato più volte le sue stanze ed i suoi corridoi, l'ho ripetutamente osservata attraverso il mirino della macchina fotografica provando sempre sensazioni diverse e
ad ogni click un sussurro di felicità riempiva il mio spirito, dura sarà selezionare le immagini.
Senza nessuna compassione e rispetto il tempo scorre ed è giunto il momento di riprendere il cammino che mai, come questa volta, avrei voluto continuamente rimandare.
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