La vegetazione ormai la ingloba quasi completamente e la rende difficile alla vista come volesse nasconderla ed a modo sua preservarla.
L'oscurità è imponente e l'odore di chiuso e muffa colpisce il viandante già dal suo ingresso, si insinua nelle sue vesti e si appiccica alla sua pelle insieme ai milioni di insetti volanti che vi hanno preso la residenza.
E' solo grazie alla luce frontale che riusciamo ad attraversare i suoi spazi disseminati di oggetti, ad evitare scontri con il mobilio che improvvisamente appare, per una volta ho provato ad aprire le persiane, niente da fare gli arbusti
consentono solamente piccoli movimenti ed allora ci accontentiamo degli esili fasci di luce che riescono ad entrare attraversando i pertugi rimasti
o scavalcando gli intrecci di rami davanti alle poche finestre socchiuse. Questa volta sono stato felice di essermi portato dietro il treppiede.
Nessuna info, nessun indizio che ci raccontino delle esistenze che qua hanno trascorso parte della loro vita circondate dal silenzio che forse solo un piccolo pianoforte riusciva ad allontanare prima di coricarsi in un magnifico letto con il baldacchino ricamato che ancora si mostra nella sua eterea bellezza.
E' solo uscendo che riesco ad assaporare di nuovo il profumo del bosco ed a godere della tenera luce di un cielo parzialmente nuvoloso ma,
nonostante tutto, mi dispiace allontanarmi da questa villa abbandonata definitivamente al suo destino, accosto con fatica la porta lasciando il suo interno intatto come se non ci fossi mai stato,
il tempo continuerà indisturbato il suo inarrestabile lavoro.
Addio villa del baldacchino ricamato, che la vegetazione ti protegga.