Un percorso da inventarsi immerso nel bosco, 500 metri di salita all'11% di pendenza e fatica, enorme fatica accentuata dal pesante zaino fotografico, pericoli ad ogni passo, ne valeva la pena?
Per le fotografie che sono riuscito a fare onestamente direi proprio di no, per la bellezza del luogo e la sua avvolgente storia assolutamente si.
Le radici di questo piccolo borgo fortificato sul poggio si perdono nella notte dei tempi, teatro di sanguinosi scontri tra Guelfi e Ghibellini, fonte di ispirazione per Dante nella rappresentazione della palude Stigia,
riposo e cura per Giuseppe Garibaldi di ritorno da Aspromonte.
Per motivi a me non noti agli inizi degli anni '60 il borgo si svuotò di ogni anima vivente e da allora giace solitario nel silenzio interrotto solamente da qualche viandante dell'abbandono che sfidando il buon senso
decide di andarlo a trovare passando dall'entrata di servizio...
Il ritorno è parimenti impegnativo, il percorso va nuovamente inventato e la discesa aggiunge ulteriori difficoltà.
Mi accompagna l'insoddisfazione fotografica per non essere riuscito a raccontare il luogo come avrei voluto fare non sempre si trovano facili e rispettosi accessi,
mi restano comunque addosso il respiro della storia che questo borgo emana, l'adrenalina dell'esplorazione e la consapevolezza di essere tornato totalmente indenne. Ad maiora semper.