Sono trascorsi poco più di cinque anni dall’ultima volta che percorsi il sentiero che conduce a questa villa oggi inghiottita dalla vegetazione e circondata da un quasi impenetrabile bosco di canne di bambù, la giornata è cupa e fredda e le recenti abbandonanti piogge rendono l’avvicinamento molto impegnativo e non privo di rischi.
Si narra che qua abbia vissuto Leonida Tonelli (1885-1946), uno dei più illustri matematici che l’Italia abbia mai avuto, nonché fervente patriota e volontario nella prima Guerra Mondiale dove, come artigliere, venne insignito della medaglia di bronzo al valor militare e della croce di guerra, nel 1925 fu tra i primi firmatari del Manifesto degli intellettuali non fascisti, il famoso Manifesto Croce.
Sosto in ammirato silenzio di fronte alla grande scrivania che vide nascere i più elevati studi riguardanti la teoria delle funzioni di variabili reali, la teoria delle equazioni differenziali e integrali, il calcolo delle variazioni, e dove trovò dimostrazione il mitico Teorema di Fubini-Tonelli.
Per uno come me che durante gli anni del liceo scientifico è stato sempre rimandato a settembre in matematica ed a volte poi promosso “per grazia ricevuta” è veramente un esplorazione emozionante e significativa.
L’edificio è ormai prossimo all’implosione, la devastazione è disarmante e molti degli splendidi quadri, realizzati dalla figlia che qua ha vissuto fino alla morte, sono stati trafugati da coloro che non sono stati bocciati dai professori ma cosa ben più grave dalla vita.
Nonostante la pericolosità attraverso i vari piani della villa e sfioro senza toccare quegli oggetti che probabilmente lo scienziato ha a volte tenuto in mano e provo ad immaginare le lunghe giornate e le faticose nottate trascorse nella fioca luce davanti a complicatissime formule ed interminabili calcoli e non mi riesce difficile ascoltare la sua voce eccitata quando alla fine il risultato era: “Come volevasi dimostrare”.
Mi preparo ad uscire non senza aver fatto prima un'ultima e doverosa sosta davanti alla massiccia scrivania e mi rivedo là seduto, durante le numerose "ripetizioni" che scandivano le mie estati liceali, di fronte a capaci e pazienti insegnanti che cercavano di avvicinarmi al misterioso, per me, mondo della matematica, ed alla fine scuotevano il capo e potevo leggere i loro pensieri..."è tutto tempo perso".