Mi soffermo davanti all’antica facciata e mi riesce facile ascoltare il Din Don Dan delle tre campane chiamare a raccolta i fedeli e raccontare una lunga ed affascinante storia scolpita nel tempo.
Le prime notizie risalgono al secolo XI, ed è da allora che inizia la millenaria avventura di questa chiesetta, del manipolo di abitazioni che la circonda e dei suoi abitanti.
Distrutte e ricostruite molte volte, la chiesa e la sua canonica hanno subito varie trasformazioni, parroci e loro familiari l’hanno vissute con semplicità e rigore nei momenti di quiete, con l’arrivo della seconda guerra mondiale sono state prima rifugio per sfollati e poi, attraversate nel 1944 dalla linea del fronte, hanno subito l’occupazione delle truppe tedesche e dopo la liberazione sono divenute luogo di sosta degli Alleati.
Qua si è combattuto duramente ma né i colpi di artiglieria né i bombardamenti sono riusciti ad impedire che la preghiera e la fede fossero smarrite e le messe, almeno nei giorni di precetto, non si sono mai fermate.
Il silenzio è avvolgente e coinvolgente, attraverso lentamente e con l’assoluto rispetto che il luogo merita la canonica, la sagrestia e poi la chiesa, vorrei sostare più a lungo ma, come sempre, raccolgo nel mio essere le prime ed istantanee emozioni e riprendo il cammino.
Allontanandomi incontro un anziana ed arzilla signora che abita poco distante, la saluto dicendole che vive in un bellissimo posto e lei felice mi risponde: “Qua c’è l’aria buona che fa bene al cuore”, mi permetto di aggiungere, “anche allo spirito”.