Gli occhi cuciti con il fil di ferro, addosso un mantello ruvido e pungente del color della pietra sulla quale appoggiano, sostenendosi un con l'altro, i loro corpi, recitano litanie dei santi e versano lacrime che gocciolano a terra attraversando l'orribile cucitura.
Dante è provato da quella visione e si commuove
"Non credo che per terra vada ancoi omo sì duro, che non fosse punto per compassion di quel ch'i' vidi poi".
Qua tra gli invidiosi (canto XIII del Purgatorio) il Sommo Poeta incontra Sapìa Salvani, sposa di Ghinibaldo Saracini signore di Castiglionalto, che dai torrioni del castello durante la battaglia di Colle Val d'Elsa nel 1269 pregava non per la vittoria dei suoi concittadini senesi guidati dal nipote Provenzano (ucciso e decapitato durante i combattimenti) ma dei fiorentini e quando questo
si realizzò si rivolse a Dio gridando "Ormai più non ti temo".
La mia conoscenza della Divina Commedia si ferma a qualche lontano e sbiadito ricordo scolastico ma questa breve ed intensa esplorazione mi ha portato a riaprire dopo moltissimi anni il libro che giaceva ormai desolatamente abbandonato nel ripostiglio di casa,
l'urbex non è collezionare luoghi ma immergersi nella loro essenza.
Il castello mostra evidenti i segni del tempo e dell'abbandono, con estrema cautela decido di salire e percorro ammirato i suoi spazi che, seppur varie volte rimaneggiati nei secoli, non riescono a nascondere totalmente il suo aspetto medievale così come
la piccola chiesa esterna, dedicata a San Ruffiniano, dove uno splendido rilievo marmoreo dal significato ancora incerto raffigura quattro angeli ed una bambina.
Riprendo il cammino portando con me una spruzzata di storia e qualche briciola di cultura, direi che per oggi può bastare.